La Storia dell'addestramento

Sul finire del novecento si cominciò ad intuire che elementi teorici tratti dalla psicologia potevano dimostrarsi utili per sviluppare le varie tecniche di addestramento. Attraverso lo studio sul comportamento non istintivo si rivelava più facile l'apprendimento nel cane.

Fino a quel momento non si era mai parlato di psicologia canina, in quanto la chiesa non lo riteneva possibile, solo per il fatto che il cane non possiede un'anima. Oggi, la psicologia canina è entrata a far parte del bagaglio culturale del cinofilo moderno.

Il cane vive a fianco dell'uomo da molti millenni, ed ha avuto modo di adattarsi nel tempo alle sue mutevoli esigenze. Si è adattato talmente bene da diventare esso stesso un preziosissimo collaboratore dell'uomo come cane da caccia, da guardia, da difesa e da soccorso. Negli ultimi anni però le condizioni di vita dell'uomo sono così cambiate da mettere il cane in difficoltà soprattutto per quanto riguarda salute e carattere.

Dipenderà soprattutto dall'uomo comprendere il cane ed il suo comportamento, scegliendo di conseguenza le tecniche più adatte alla riuscita dell'educazione. Anzitutto dobbiamo imparare a conoscere il cane eliminando la tentazione di renderlo simile all'uomo nel suo comportamento. Tanto più impareremo a ragionare da cane, tanto più facile potrà essere il risultato della nostra fatica. Alcuni atteggiamenti del cane vengono definiti intelligenti perché sono interessanti e giovano all'uomo: in realtà sono l'espressione di una o più doti caratteriali del cane, che solo per pura combinazione si traducono in un comportamento sociale.

La conoscenza della psicologia canina ci consente di comprendere non solo i motivi di un certo atteggiamento, ma anche se questo si ripeterà o meno ed in quali condizioni specifiche. Quindi, lo studio del comportamento del cane e delle cause che lo determinano ci consente di prevedere i risultati finali. Il cane, da moltissimi anni, salvo i randagi, non ha più problemi di sopravvivenza: l'uomo provvede al cibo, alla tana e stabilisce persino chi deve riprodursi e quando deve farlo. Perciò l'etologia ci fornisce notizie importanti di carattere generale, ma non può andare oltre nell'analisi psicologica del cane che vive in stretta vicinanza con l'uomo. La scienza che studia questi cani socializzati con l'uomo si chiama “psicologia canina”.

La differenza sostanziale sta nel fatto che l'etologia si occupa dello studio del comportamento atavico (etimologicamente, del costume) degli animali, cioè spiega un determinato comportamento in un dato animale in un preciso contesto. La psicologia spiega invece come è fatta la mente del cane (etimologicamente, la psicologia è lo studio dell'anima) e come determinati comportamenti si possono modificare in relazione a stimoli esterni differenti. Ad esempio se un cane di fronte ad un uomo alza il labbro, scopre i denti e rizza il pelo, noi traduciamo questo comportamento – grazie allo studio dell'etologia- e diciamo che esso esibisce un comportamento aggressivo e minaccioso, sia di fronte a un uomo che di fronte a un altro cane. La psicologia invece spiega perché quel cane esibisce un comportamento aggressivo, in quella situazione e nei confronti di quell'uomo e non, ad esempio, nei confronti di un altro. Cioè non si limita a spiegare il significato dell'alzare il labbro ma cerca di spiegare i motivi e i meccanismi che hanno contribuito a far si che l'uomo in questione stimoli l'aggressività di quel particolare cane.

 
Galleria Casuale
lupo-160-001.jpg
cuc004.JPG
cuc007.JPG